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#4ELEMENTI: A OLIVETO CITRA LA COLLETTIVA REALIZZATA CON IL COMUNE DI DOZZA

Dal 6 ottobre al 16 novembre, a Casa Coste, la mostra di Lamberti, Nanni, Menetti e Santoli a cura di Lorenza Miretti Taglio del nastro, sabato 6 ottobre a Oliveto Citra (SA), per la mostra #4ELEMENTI, una collettiva degli artisti Gabriele L...


Dettagli della notizia

Data di pubblicazione

4 ottobre 2018

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Dal 6 ottobre al 16 novembre, a Casa Coste, la mostra di Lamberti, Nanni, Menetti e Santoli a cura di Lorenza Miretti 
 
Taglio del nastro, sabato 6 ottobre a Oliveto Citra (SA), per la mostra #4ELEMENTI, una collettiva degli artisti Gabriele Lamberti, Mario Nanni, Nanni Menetti, Leonardo Santoli. L’inaugurazione della mostra si terrà alle 11.30 presso la galleria d’arte Casa Coste, spazio espositivo per le arti del Comune di Oliveto Citra, situata in via Coste – Borgo antico. La collettiva #4ELEMENTI potrà essere visitata fino al prossimo 6 novembre.
La mostra, a cura di Lorenza Miretti, è realizzata con la collaborazione del Comune di Dozza (BO), il borgo del bolognese noto per i suoi murales e gemellato con il Comune di Oliveto Citra da più di un anno e mezzo proprio in virtù della comune attenzione per la cultura in generale e per le pitture murali in particolare. Ma non solo: all’allestimento della collettiva hanno collaborato anche il Comune di Monzuno (BO) e la Fondazione Dozza Città d’Arte, diretta da Simonetta Mingazzini, fondazione che si occupa della gestione del Museo della Rocca, dell’organizzazione della Biennale del Muro Dipinto, dell’ideazione e realizzazione di mostre e manifestazioni culturali e, più in generale, della valorizzazione e promozione turistica del borgo di Dozza.
“La mostra curata da Lorenza Miretti, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra realtà geograficamente distanti ma accumunate dalla volontà di valorizzare il proprio patrimonio  turistico-culturale - dichiara il sindaco Mino Pignata - Siamo molto fieri della sinergia che si è creata tra le comunità di Oliveto Citra e Dozza”.
La mostra #4ELEMENTI si potrà visitare dal mercoledì alla domenica, sia di mattina, (dalle 10.00 alle 13.00) che di pomeriggio (dalle 17.00 alle 20.00).
 
Oliveto Citra, giovedì 4 ottobre 2018
  
 
Di seguito, le schede informative della curatrice della mostra e degli artisti.
Lorenza Miretti si occupa di critica letteraria e d’arte. Dottorato di ricerca in Lettere/Studi umanistici presso l’Università degli Studi di Bologna; Postdottorato presso ‘Columbia University in the City of New York’; Visiting researcher (Lingua e letteratura italiana) presso Yale University. Tra le sue pubblicazioni: ‘Mafarka il futurista. Epos e avanguardia’ - Gedit, Bologna, 2005; ‘Lidia a Giosuè. Frammenti di un epistolario’ (con Francesca Florimbii) - Archetipo Libri, Bologna, 2011. Ha curato la voce ‘Marcello Marchesi’ per l’Enciclopedia Treccani (2008) e le voci ‘Valerio Magrelli,’ ‘Silvio Ramat,’ ‘Maria Luisa Spaziani’ in Encyclopedia of Italian Literary Studies di Gaetana Marrone – Routledge, Abingdon, 2007.
 
Gabriele Lamberti – artista
Nato nel 1957 si è laureato in Filosofia (Estetica) all’Università di Bologna con Luciano Anceschi. Diplomato in Pittura, con Concetto Pozzati, all’Accademia delle Belle Arti di Bologna. È titolare della cattedra di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1998 al 2018 le sue opere sono state esposte in 15 mostre personali e 26 collettive.
L’arte di Gabriele Lamberti
“Punta il suo discorso – ha scritto il critico Valerio Dehò - sull’onnivora realtà mediale, e ne fa un surrealismo revisited. Le figure distorte, prosciugate o enfie, prendono a vagare sulla tela in preda ad una frenesia danzereccia, ad una danza macabra a cui siamo tutti invitati. Naturalmente l’artista ha costruito sapientemente dei quadri tematici perché non vuole dimenticare nulla e perché tutto è soggetto alle visioni notturne. Gli incubi ad aria condizionata di Lamberti spostano l’asse del suo lavoro in una dimensione dinamica e visionaria che ne accentua le motivazioni ed esalta la tecnica pittorica. È un artista che conosce la storia dell’arte e ha la pretesa giustamente di voler dire sempre qualcosa con la sua pittura. Lamberti, il materialista mediatico, stabilisce una causa effetto che non è analizzabile in laboratorio ma è da vivere nell’assenza proprio dei sogni”.
 
Mario Nanni - artista
Nasce a Castellina in Chianti (SI) nel 1922, trasferendosi presto a Monzuno (BO). Lasciatosi alle spalle i primi anni di pittura realista, abbraccia un informale più freddo e corposo. Negli anni ’60 Nanni cambia sguardo. La pittura subisce una nuova svolta, non solo bidimensionale, ma in chiave geometrica, recuperando certe suggestioni metafisiche che rimandano a De Chirico. Successivamente il fascino per la tecnologia inaugura una stagione fatta di squadre, righe, cerchi che quasi vanno a costruire progetti impossibili o che danno vita a sculture robotiche nelle quali rapporti, proporzioni tracciate da vettori ortogonali non dimenticano gli elementi materici degli anni precedenti. Sulla fine del decennio, in concomitanza con le contestazioni studentesche e la messa in discussione del ruolo dell’opera d’arte, nascono i ‘Giochi del malessere’, interventi ambientali che riempiono stanze o pareti intere, di pari passo con le mappe e le carte topografiche alterate sia da geometrie che da incursioni naturalistiche. Sono lavori che portano invece Nanni a una nuova evoluzione; i tragitti cartografici mutano nei grovigli della serie ‘Mitico computer’, dove la razionalità del codice binario subisce l’isteria delle sue stesse parti meccaniche, che s’intrecciano in un disordine matematico. I lavori, realizzati nei primi anni ’80, documentano le fasi di ricerca dell’artista, comprese le ‘Solidificazioni’ realizzate nello stesso periodo, alcune delle quali vengono presentate alla Biennale di Venezia del 1984. Chiude questo viaggio fra presente e passato un ciclo di opere più recenti, parte de ‘I giochi della metamorfosi’, ultima espressione di un mutare che continua imperterrito senza mai perdere la memoria.
L’arte di Mario Nanni
A proposito di Mario Nanni, Monica Miretti ha scritto: “Molti dunque sono i ‘fili’ che possiamo cogliere nell’ampio percorso creativo di Mario Nanni, snodatosi lungo un arco cronologico tra i più intensi della storia contemporanea, caratterizzato da un’accelerazione temporale senza precedenti e da trasformazioni sempre più veloci. In quest’ottica è facile comprendere il gusto per la ricerca e la sperimentazione che da sempre rappresentano l’elemento fondante e distintivo del lavoro di Nanni, emblema anche della sua capacità di guardare ‘oltre’ e del coraggio di mettersi ogni volta in gioco. In un’attualità che ha fatto del cambiamento la propria parola d’ordine è allora possibile cogliere nella ‘sperimentabilità’ scelta da Nanni un grande punto di forza e un segno distintivo della sua arte, oltre che la percezione ante litteram del processo storico che stiamo vivendo”.
 
Nanni Manetti - artista
Pseudonimo di Luciano Nanni. Studioso di epistemologia, semiotica ed estetica, insegna Estetica all’Università di Bologna. Attivo fin dagli anni ’60, sia in campo poetico che in campo visivo, dal 1982 in poi ha firmato tutte le sue opere non più con il nome di battesimo ma con quello, appunto, di Nanni Menetti (Menetti è il cognome materno). Sue opere sono presenti in modo permanente in diverse collezioni private e pubbliche, tra le quali: Collezione d’Ateneo dell’Università di Bologna (Aula Magna di Santa Lucia); Pinacoteca di Ravenna; Collezione d’arte contemporanea della Banca UniCredit di Bologna; Collezione d’arte contemporanea dell’Università di Marshall, Minnesota (USA); Ca' la Ghironda – ModernArtMuseum di Zola Predosa (BO); Centro di Poesia contemporanea dell’Università di Bologna; Museo d’arte delle Generazioni italiane del ‘900 ‘G. Bargellini’ di Pieve di Cento (BO); Collezione d’arte contemporanea del CRC (Centro Regionale per il Catalogo e la Documentazione) della Regione Emilia-Romagna (Bologna); World Museum 2000 di Cesano Maderno (MI).
L’arte di Nanni Manetti
“L’impatto emotivo che le opere di Nanni Menetti provocano sullo spettatore è fortemente legato all’esperienza personale di ognuno, sempre che l’innalzamento continuo delle temperature non annulli definitivamente l’inverno e le basse temperature e di conseguenza il gelo e la magia delle forme che di solito provoca. Far lavorare la natura, guidare il fenomeno naturale e costringerlo alla propria volontà creativa è un’impresa che solo un artista con forti legami naturalistici può pensare e mettere in atto. Credo che nelle sue opere ci sia ancora quello stupore che nei bambini è provocato dalla forma del gelo. Il ripetersi all’infinito dei cristalli del ghiaccio può ricordare il magico operato di un ragno creativo che nella funzionalità della tela non crede più, vuole rendere varia e multiforme ciò che prima seguiva un solo schema”. (Mauro Mazzali, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bologna – 2009)
 
Leonardo Santoli - artista
Docente incaricato di Anatomia Artistica dal 1998 al 2003 presso l’Accademia di Belle Arti ‘Gian Bettino Cignaroli’ di Verona. Dal 2004 al 2012 è stato docente di Pittura del Biennio di Specializzazione, di Decorazione e Anatomia Artistica per il Triennio presso l’Accademia ‘Ligustica’ di Belle Arti di Genova. Attualmente è docente di Tecniche Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Pittore e scultore, dal 1980 al 2018 le sue opere sono state esposte in 75 mostre personali e 226 collettive.
L’arte di Leonardo Santoli
“Le composizioni cromico-formali di Leonardo Santoli dimostrano in modo assai convincente, in quale misura la pittura astratta può essere più concreta di quella presumibilmente concreta; ciò certamente si noterà al più elevato livello appercettivo dell’immaginazione e della fantasia. Infatti, gli otto quadri del giovane pittore bolognese danno meno l’idea di una realtà esteriore che piuttosto quella delle percezioni sensuali provocata da associazioni, reminiscenze, tracce e retrospettive. Il gioco alternato di colori e forme, che appare leggero, infantile e addirittura ingenuo, si basa in realtà su uno schema elaborato di composizione che permette in virtù di immagini assai vaghe degli oggetti le più varie percezioni formali nonché i più diversi effetti sensuali (forse elementi modulari della genetecnica, dei sistemi computer, forse anche oggetti di culto totemistico o semplicemente frammenti di sassi dipinti?). Questo tipo di “arte arcaica formale” significa certamente anche pittura del “trompe-l’oeil” e non concede la domanda “A che cosa ha pensato il pittore?” ma piuttosto quella “Cosa dovrà pensarne il fruitore?”. La misteriosa tensione tra colori e forme e l’immaginario, il cifrato, il bizzarro ed il caleidoscopico del “concetto creativo” si dissolvono tuttavia in modo del tutto armonico per divenire “gioco” ilare con utopie positive al posto delle apocalissi, e per contribuire alla “poeticizzazione del mondo” come disse Novalis. L’opera artistica di Santoli quindi può essere caratterizzata dalla simultanea presenza di sentimento e raziocinio, presagio e sapere, di subconscio e coscienza. I quadri di Santoli non hanno alcuna trama e non rivelano in nessun modo elementi narrativi. Per contro essi sono espressione eloquente di una chiarissima intenzione comunicativa e di una riuscita ed inequivocabile performanza”. (Peter W. Waetig – Flash Art, bimestrale d’arte contemporanea).
 


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